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Hai ereditato o ricevuto dei beni o una quota di essi e hai presentato la relativa dichiarazione di successione o donazione ma il Fisco ti ha notificato un avviso di liquidazione chiedendoti il versamento di una maggiore imposta?

In questa guida vedremo insieme i caratteri principali di questa imposta e analizzeremo 3 (tra tanti altri) esempi di sentenze che hanno annullato avvisi dell'Agenzia delle Entrate che chiedevano il pagamento di una maggiore imposta.

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Estratto:c) nel caso in cui il destinatario della notificazione a mezzo p.e.c. del ricorso nativo digitale depositi il controricorso e disconosca la conformità all'originale della copia analogica informe del ricorso depositata, sarà onere del ricorrente, nei termini anzidetti (sino all'udienza pubblica o all'adunanza di camera di consiglio), depositare l'asseverazione di legge circa la conformità della copia analogica tempestivamente depositata, all'originale notificato. In difetto, il ricorso sarà dichiarato improcedibile; d) nell'ipotesi in cui vi siano più destinatari della notificazione a mezzo p.e.c. del ricorso nativo digitale e non tutti depositino controricorso, il ricorrente - posto che il comportamento concludente ex art. 23, comma 2, c.a.d. impegna solo la parte che lo pone in essere - sarà onerato di depositare, nei termini sopra precisati, l'asseverazione di cui all'art. 9 della legge n. 53 del 1994. In difetto, il ricorso sarà dichiarato improcedibile».

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Hai ricevuto un bonifico bancario da un tuo amico (che dovrai restituire) ma non avete siglato nessun accordo attestante il versamento e di tali somme non hai fatto menzione nella dichiarazione dei redditi (semplicemente perché per l’appunto non ti stava pagando per un lavoro eseguito)?

Il fatto solo che tu non abbia in realtà evaso, purtroppo, non ti salverà da un avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate; in questi casi loro non hanno bisogno di prove per contestarti un’evasione ma tu si. Tieni a mente 3 consigli preventivi per evitare di dover pagare ingiustamente.

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La notifica di un avviso di accertamento non è mai una cosa piacevole. Non disperare: un accertamento fiscale può andare indietro nel tempo ma non senza limiti.

Se l’Agenzia delle Entrate non rispetta i tempi previsti dalla legge in materia di notifica e pertanto l’accertamento è arrivato troppo tardi, potresti non dover pagare.

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In questo articolo cercheremo di spiegarti meglio cos'è la cartella di pagamento e cosa succede dopo averla ricevuta.

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Non avresti mai voluto trovare nella tua posta un avviso di accertamento, ma purtroppo è capitato. In questa guida ti aiuteremo a capire di cosa si tratta e come è possibile, se non c’è altra soluzione (e se non vuoi fare ricorso o cercare un accordo col Fisco), pagare con più facilità.

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L'Agenzia delle Entrate ti ha notificato la tanto temuta “busta verde”? Hai ricevuto una PEC dall’Agenzia delle Entrate? Cosa occorre fare ed a cosa bisogna stare attenti?

Se ricevi un avviso di accertamento vi sono sicuramente dei punti che devi assolutamente conoscere per evitare problemi disastrosi.

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Hai ricevuto un preavviso di fermo amministrativo da parte dell'Agenzia delle Entrate in cui ti viene intimato un pagamento di imposte o contributi, con l’avvertimento che se non pagherai ti bloccheranno l’auto o la moto (iscriveranno un c.d. fermo amministrativo)?

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Hai ricevuto una lettera dell'Agenzia delle Entrate, con scritto in alto a sinistra “INVITO NUMERO (etc.)”, in cui ti viene chiesto di presentarti presso l’Agenzia delle Entrate? La lettera ti comunica che nella dichiarazione dei redditi che hai presentato vi sono alcune incongruenze in merito a spese non supportate da idonei documenti oppure leggi una dicitura simile a questa “con questa comunicazione La invitiamo a presentarsi di persona, o per mezzo di un rappresentante, per fornire dati e notizie rilevanti ai fini dell’accertamento avviato nei Suoi confronti”? Se stai pensando di ignorare la lettera e non presentarti è bene che tu legga questo articolo.

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Estratto: “Le argomentazioni della CTR si traducono quindi nella sostanziale omissione della valutazione della documentazione in questione e, quindi, nell'omesso esame di un fatto secondario, dedotto come giustificativo dell'inferenza di un fatto ignoto principale, che essa era destinata a dimostrare, a discarico del ragionamento presuntivo utilizzato dall'Amministrazione ai fini dell'accertamento induttivo (cfr. Cass., 06/07/2018, n. 17720), ovvero l'effettiva dimensione dell'attività svolta dal contribuente, nell'anno d'imposta in questione, quanto meno nella regione in cui ha sede la sua ditta”.

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