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Omessa dichiarazione dei redditi: come regolarizzarla ed un esempio di processo conclusosi con l’affermazione in Cassazione di un principio a favore del contribuente accusato del reato di omessa dichiarazione. Featured

Scritto da Avv. Federico Pau
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Hai dimenticato di presentare la dichiarazione dei redditi? Ti sarà utile leggere questa guida per capire come regolarizzare la tua posizione nei confronti del fisco ed evitare di incorrere in sanzioni. Delineeremo l’obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi, e cosa fare in caso di lieve ritardo nella presentazione della dichiarazione dei redditi. Infine, riporteremo una recente sentenza, la quale ha chiarito che a fronte di dati presupposti, che vedremo, l’omessa dichiarazione (pur sopra soglia penale) non configura reato.

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Quando si presenta la dichiarazione dei redditi? Cosa succede se non la presento in tempo? 

Il contribuente è tenuto a presentare nei termini di legge all'Agenzia dell'Entrate ogni anno la dichiarazione dei redditi.

Ma se il contribuente si dimentica viene data la possibilità di poter provvedere, pagando una sanzione ridotta, entro i 90 giorni dalla scadenza (c.d. dichiarazione tardiva). Si considera omessa la dichiarazione che non viene presentata superato tale termine o non viene proprio presentata.

Nel caso di omissione della dichiarazione le regole che regolano le sanzioni da applicare sono le seguenti (ma ricordare che questi importi possono variare nel tempo, a seguito di modifiche legislative, e quindi dovrete sempre verificare che siano le sanzioni applicabili al vostro caso):

- dal 120% al 240% delle imposte dovute con un minimo di 250 euro;

- da 250 a 1.000 euro, se non sono dovute imposte; 

- la sanzione è aumentata in determinati casi previsti dalla legge;

- sopra le soglie di cui all’art. 5 D.lgs. 74 del 2000 l’omessa presentazione della dichiarazione costituisce reato.

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Come comportarsi nel caso in cui ci si dimentichi di presentare la dichiarazione dei redditi nei termini?

Se hai dimenticato di presentare la dichiarazione, ma sei ancora in tempo per intervenire tra la scadenza ordinaria della dichiarazione e i 90 giorni successivi puoi ricorrere all’istituto del ravvedimento operoso. Infatti, l’articolo 13 del D.Lgs. 472/1997, in tema per l’appunto di ravvedimento operoso, disciplina specificamente anche questa ipotesi con conseguente rilevante riduzione sanzionatoria (“1. La sanzione e' ridotta, sempreche' la violazione non sia stata gia' constatata e comunque non siano iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attivita' amministrative di accertamento delle quali l'autore o i soggetti solidalmente obbligati, abbiano avuto formale conoscenza: (…) c) ad un decimo del minimo di quella prevista per l'omissione della presentazione della dichiarazione, se questa viene presentata con ritardo non superiore a novanta giorni ovvero a un decimo del minimo di quella prevista per l'omessa presentazione della dichiarazione periodica prescritta in materia di imposta sul valore aggiunto, se questa viene presentata con ritardo non superiore a trenta giorni”).

In sostanza puoi fare una sorta di “autodenuncia”, ovvero presentare la dichiarazione prima che sia l'Agenzia delle Entrate stessa ad effettuare la contestazione, e la legge, in tal caso, prevede una importante riduzione della sanzione da pagare.

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Da ultimo vediamo un esempio di caso è stato chiarito che non basta semplicemente omettere di presentare la dichiarazione (per importi sopra soglia penale) per commettere il reato. Il caso è trattato dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 31343 del 2019.

I giudici hanno infatti specifica che il contribuente può essere condannato solo nel caso in cui si dimostra l'intenzionalità di evadere le tasse. Ha specificato che per configurarsi il reato, la prova della specifica volontà di evasione non si identifica con la sola violazione dell’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi e neanche può ricollegarsi al fatto che il contribuente non abbia vigilato sull’attività del commercialista, poiché tale tipo di dolo non è previsto dalla disposizione normativa. Praticamente, è necessario per l’Agenzia delle Entrate dimostrare l’effettiva coscienza e volontà del contribuente di non pagare le relative imposte.

Ecco un estratto della sentenza: “1 ricorso è fondato. 2. Questa Suprema Corte ha affermato, in tema di reati tributari, che la prova del dolo specifico di evasione, nel delitto di omessa dichiarazione (art. 5, d.lgs. 10 marzo 2000, n. 74), non deriva dalla semplice violazione dell'obbligo dichiarativo nè da una "culpa in vigilando" sull'operato del professionista che trasformerebbe il rimprovero per l'atteggiamento antidoveroso da doloso in colposo, ma dalla ricorrenza di elementi fattuali dimostrativi che il soggetto obbligato ha consapevolmente preordinato l'omessa dichiarazione all'evasione dell'imposta per quantità superiori alla soglia di rilevanza penale (Sez.3,n.37856 del 18/06/2015, Rv.265087 - 01, Sez.3 n.18936 del 19/01/2016, Rv.267022 - 01)”. 

Ovviamente, ogni qualvolta vi sia l’eventualità di contestazione di un reato, è opportuna una valutazione puntuale e dettagliata da parte di un avvocato, al fine di comprendere come operare e l’articolo di oggi non è per niente esaustivo e le variabili da considerare sono molte di più. Rinviamo dunque ad una prossima occasione per eventuali ulteriori approfondimenti. 

Puoi in ogni caso approfondire ricercando tra le tante sentenze pubblicate sul nostro sito o chiedere l'intervento di un avvocato tributarista esperto proprio in questi temi per trovare la soluzione migliore possibile in relazione al tuo personale caso. 

 

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