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Influencers (aspiranti e non): profili di fiscalità e possibili verifiche fiscali e contestazioni dell’Agenzia delle Entrate

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Influencers (aspiranti e non): profili di fiscalità e possibili verifiche fiscali e contestazioni dell’Agenzia delle Entrate

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L’evoluzione tecnologica, sempre più in veloce movimento, ha visto nell’ultimo decennio il proliferare di personaggi pubblici nati e conosciuti ormai a milioni di utenti esclusivamente grazie ad internet e, nello specifico, ai social networks.

Così, quello che inizialmente poteva essere un innovativo passatempo per giovani speranzosi di sfondare nel mondo dello spettacolo, è progressivamente divenuto un’opportunità di guadagno ed un vero e proprio lavoro per molti.

Difatti, a scapito dell’ordinaria pubblicità televisiva o cartacea, le imprese sfruttano oggi sempre più il canale maggiormente d’interesse per i consumatori: gli influencers.

Si tratta di personaggi che, per mezzo dei propri account social (principalmente Instagram e YouTube) condividono la propria daily routine, i propri pensieri, ricette, fotografie e quanto altro possibile, acquisendo così un proprio seguito di followers. Trattandosi di uno strumento di comunicazione a cui fa accesso pressoché la maggior parte della popolazione (anche più o meno anziana), sono oggi innumerevoli le aziende, di ogni settore di produzione, che scelgono di investire nella pubblicità per il tramite degli influencers.

Ovviamente, la scelta del soggetto a cui affidare la sponsorizzazione del proprio prodotto gode di una logica specifica: maggiori sono i followers, maggiore sarà la visibilità del prodotto. Ed al contempo, più l’influencer è seguito dal pubblico, più alto sarà in linea di principio il compenso dovuto, nella maggior parte dei casi concordato ai fini della pubblicazione di posts o storie temporanee, ma talvolta anche correlato a codici sconto per l’acquisto on line, generanti un ulteriore corrispettivo, proporzionale al numero di seguaci che ne fa uso.

Anche se le aziende più avvedute si rendono anche conto che, più che il dato quantitativo, conto il dato qualitativo, e quindi il c.d. engagement dei followers.

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Negli ultimi anni si è resa sempre più visibile la corsa pazza all’acquisizione di followers (talvolta anche attraverso mezzi fraudolenti, spesso smascherati dallo stesso gestore di piattaforma): provocazioni, innovazioni e rubriche di ogni genere sono gli strumenti sempre più utilizzati dagli influencers (aspiranti o meno) per aumentare il proprio seguito e, conseguentemente, gonfiare il portafoglio.

Ma quali sono i profili di fiscalità legati a questi guadagni?

Ci sono rischi di contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate?

Infatti, l’on line advertising costituisce una fonte di rendita spesso passiva, che consente un guadagno continuativo, fondato sulle continue visualizzazioni e condivisioni di pubblicità inserite nei contenuti della singola pagina. Ciò implica la fondamentale esigenza di operare nella piena osservanza delle prescrizioni fiscali impartite dal nostro Ordinamento, al fine di non incorrere in spiacevoli conseguenze economiche derivanti da improvvisi controlli, purtroppo sempre più frequenti, soprattutto in questi ambiti innovativi e poco definiti nella disciplina normativa.

Partiamo, anzitutto, dagli aspiranti influencers.

Qualora il reddito prodotto dai nuovi instagrammer e youtuber non superi i 5.000,00 euro, si potrà di regola parlare di prestatori d’opera occasionali. Qualora detta cifra si consideri al netto, potranno godere dell’esenzione dal regime IVA, mentre, addirittura, qualora il guadagno non superi tale limite considerato al lordo, potranno addirittura evitare di iscriversi alla gestione separata INPS. Per quanto riguarda la dichiarazione dei redditi ai fini IRPEF, gli introiti andranno di regola collocati nella categoria dei redditi diversi, come stabilito dall’art. 67 DPR 917/86.

Non solo: per l’ipotesi in cui il volume d’affari non superi i 4.800,00 euro potrebbe non essere dovuta nemmeno la suddetta dichiarazione.

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Nessun dubbio per quanto riguarda invece maggiori esponenti di questa categoria: essi producono volumi d’affari talvolta da capogiro, spesso determinando specifici listini di prezzo a seconda della tipologia di prestazione richiesta, qualificandosi come veri e propri lavoratori autonomi, esercenti un’arte e pertanto assoggettati alla disciplina in materia di contratto d’opera.

Si noti, inoltre, che a questi soggetti è precluso il ricorso alla ritenuta d’acconto: essa è limitata alle ipotesi di collaborazione occasionale, connotato che manca indubbiamente in tali casi. La sponsorizzazione è difatti un’attività continuativa, poiché le pubblicizzazioni sono visibili 24 ore su 24.

Va da se’ che in questo caso l’apertura della partita IVA è d’obbligo, con la possibilità, nell’osservanza della specifica normativa, di accedere al più agevolato regime forfetario. Così, l’influencer di professione, trattandosi di imprenditore abituale nel campo del digital advertising, sarà pienamente assoggettato alla tassazione suddetta, nonché all’obbligo di emettere fattura, elettronica in caso di regime ordinario, cartacea nell’ipotesi forfetaria.

Con riferimento a quest’ultimo regime, si specifica che esso è accessibile a chi presenti un volume d’affari inferiore a 65.000,00 euro annui ed importa il versamento di una sola imposta sostitutiva IRPEF del 5% e, a partire dal sesto anno, del 15%: non vi sono vincoli temporali ma è fondamentale non superare le soglie reddituali previste.

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Le variabili da considerare nei casi concreti tuttavia sono molte di più, perché dipendono esattamente dalla specifica attività esercitata dall’influencer (che può assumere forme anche di molto diverse). Per approfondire puoi ricercare tra le tante sentenze e ricorsi pubblicati sul nostro sito o chiedere l'intervento di un avvocato tributarista preparato proprio in questi temi per trovare la soluzione migliore possibile in relazione al tuo personale caso.

 

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