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Intimazione di pagamento dell'Agenzia delle Entrate - Riscossione Featured

Scritto da Avv. Federico Pau
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Statisticamente, un numero elevatissimo di contribuenti si vede recapitare ogni anno un’intimazione di pagamento. In questo articolo spieghiamo di cosa si tratta ed alcuni motivi per i quali potrebbe non essere valida (e le prime verifiche da fare).

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Che cos'è un'intimazione di pagamento?

Con intimazione di pagamento si fa riferimento ad un atto attraverso il quale l’Agenzia delle Entrate (creditore) sollecita il contribuente a pagare la somma indicata entro un preciso termine: 5 soli giorni.

In particolar modo, l'intimazione di pagamento (il c.d. ex avviso di mora) rileva nel settore fiscale e in tale ambito si identifica con l'atto attraverso il quale l'Agenzia delle Entrate - Riscossione sollecita il relativo pagamento riportato nella corrispondente cartella esattoriale, che era stata emanata da un Ente pubblico - creditore.

Quindi se non hai pagato quanto richiesto mediante una cartella esattoriale, che rappresenta l'atto presupposto, quasi sicuramente ti vedrai recapitare un'intimazione di pagamento e, se non adempi a quanto indicato (pagando), potrà essere avviata l'esecuzione forzata nei tuoi confronti.  

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Quanto tempo è valida l'intimazione di pagamento?

Il termine entro il quale adempiere, a seguito della notifica di un'intimazione di pagamento, è differente rispetto a quello della cartella esattoriale. Difatti, mentre in quest'ultimo caso il contribuente ha 60 giorni di tempo per poter pagare, quando gli viene notificata un'intimazione, l’Agenzia delle Entrate Riscossione lascia al contribuente un termine assolutamente ridotto per pagare, ossia entro 5 giorni.

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L'intimazione di pagamento ha una scadenza, che corrisponde a 180 giorni. Pertanto, l'esattore ha il tempo di 180 giorni per poter poi procedere all’esecuzione.

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Come comportarsi in caso di notificazione di un'intimazione di pagamento?

Si consiglia prima di adempiere al pagamento della somma richiesta di verificare (di buona norma, tramite l’assistenza di un avvocato tributarista) innanzitutto i seguenti punti (sebbene la sfera dei motivi di ricorso, per come rende chiaro un esame della giurisprudenza, è ben più ampia):

- se è presente una corretta motivazione dell'intimazione di pagamento;

- se è stata correttamente notificata la cartella di pagamento (e se la stessa sia stata eseguita nel rispetto delle norme di legge); in mancanza, potrebbe ottenersi una pronuncia dell'autorità giudiziaria che dichiari la nullità della notifica della cartella di pagamento e, pertanto, annulli l’intimazione di pagamento;

- se è maturata la prescrizione dei tributi indicati nell’intimazione di pagamento. A tal proposito rileverà la data di notifica della cartella di pagamento (riportata nell’intimazione di pagamento).

L’intimazione di pagamento è l’atto con cui l’Autorità Finanziaria riferisce al contribuente una definita pretesa tributaria, e un atto lesivo della sua sfera giuridica, e, dunque, contro l’intimazione di pagamento è possibile proporre ricorso dinanzi al giudice tributario. Se ritenete che la notifica dell’intimazione sia tardiva potete recarvi presso un professionista al fine di avere informazioni più precise sulla possibilità di proporre ricorso in sede giudiziaria.

Limitandoci ad un esempio dei tanti casi in cui la giurisprudenza ha ritenuto nulla una intimazione di pagamento, nella pronuncia della CTR Bologna sent. n. 788 del 2017 si è avuto modo di valorizzare l’obbligo per l’Agenzia delle Entrate – Riscossione (allora Equitalia) di motivare anche tale atto, e rendere edotto il contribuente degli atti prodromici (in tale caso dichiarando necessaria, per la validità dell’intimazione ed il rispetto gli artt. 3 e 24 Cost., l’allegazione dell’atto presupposto) e di motivare, ed esplicitare come è avvenuto il calcolo degli interessi e degli aggi.

Insomma, esaminata la giurisprudenza, vi possono essere diversi motivi per cui tale intimazione di pagamento potrebbe essere viziata.

 

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